Biografia del colonnello
Jacopo Calò Carducci

La 1a trasvolata atlantica
Orbetello - Rio De Janeiro

La trasvolata atlantica
del decennale



La storia della famiglia


Trasvolate atlantiche


JACOPO CALÒ CARDUCCI
COLONNELLO PILOTA ATLANTICO
MEDAGLIA D'ORO AL VALORE AERONAUTICO
MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALORE AERONAUTICO

 

BREVI CENNI BIOGRAFICI

 


Gen. Italo Balbo, Gen. valle, Cap. J. Calò Carducci (Porta Bandiera)
Il Colonnello Pilota Jacopo Calò Carducci nacque in Bari il 23 febbraio 1902 da Saverio e da Angela Marzano, e discende da una delle più antiche famiglie del Patriziato barese.

Compì i suoi studi secondari presso l'Istituto Nautico di Bari, diplomandosi capitano di Lungocorso. Frequentò poscia la R. Accademia Navale di Livorno ove nel 1922 conseguì la nomina a Guardiamarina, e, dopo circa un anno di servizio nella R. Marina, fece passaggio, in seguito a concorso, nella R. Aeronautica quando non aveva ancora 21 anni. Dopo il corso di pilotaggio, compiuto a Portorose, conseguì nel 1924 il brevetto di Pilota Militare.
Di svegliatissima intelligenza, pieno di ardire e di ferrea volontà si distinse subito, assolvendo delicati incarichi speciali e prendendo parte ad importanti e difficili crociere.

Nel 1925, appena un anno dopo il conseguimento del brevetto, prese parte quale pilota alla prima Crociera della restaurata Aviazione Italiana, Crociera svoltasi nel Nord d'Europa al comando dell'allora Maggiore Umberto Maddalena, e compiuta da due apparecchi, idrosiluranti M. 24 i quali valicarono le Alpi per la prima volta nei mesi invernali e attraversarono buona parte dell'Europa settentrionale da Zurigo a Stoccolma, a Helsingford, Leningrado, Riga, Danzica, etc. Nel ritorno, valicando per la seconda volta le Alpi, i vittoriosi apparecchi furono sorpresi da una violenta tormenta nella gola dello Spluga, ove, attratti da un formidabile risucchio, compirono un atterraggio di fortuna in alta montagna sulla neve senza subire gravi danni.

Il 27 aprile 1928 il Calò Carducci ebbe un incidente di volo pel quale si meritò la Medaglia d'Argento al valore aeronautico con la seguente motivazione:
Pilota capo equipaggio di un idrovolante comandato in  missione a Tripoli, dopo 4 ore di aeronavigazione per sopravvenuta avaria all'apparato propulsore, ammarava in mare tempestoso senza arrecare danni al velivolo. Fatto rimettere l'apparecchio nelle condizioni di efficienza consentite dai mezzi di bordo ed impedito dallo stato del mare a riprendere il volo, seppe, durante 4 notti e 5 giorni in cui restò in balia delle onde e senza soccorsi, con sapienti iniziative, intelligente energia, forte animo e sereno coraggio, infondere calma e fiducia al restante equipaggio, evitare danni gravi al velivolo, tentare ogni mezzo per avvicinare alla costa e salvare l'apparecchio. Al quinto giorno, avvistato un veliero estero, che, pur avendo scorto i suoi segnali di soccorso, non si avvicinò, effettuò circa tre ore di flottaggio in mare burrascoso, raggiunse il veliero e si fece rimorchiare alla più vicina costa Libica.
Benché esausto dalla fatica e dalle privazioni, lasciò il suo velivolo dopo 7 giorni e cioè solamente quando con l'aiuto di una R. Nave potette metterlo al sicuro nel porto di Tripoli.
Esempio mirabile di alto spirito del dovere e di sacrificio.
Mare del Mediterraneo 27 aprile -4 maggio 1928-VI
(Boll. Uff. Disp. 52° del 29-12-1928).

*
**

Il compianto ed intrepido Comandante de Pinedo lo volle poscia allo Stato Maggiore del Ministero dell'Aeronautica, ove si fece apprezzare per la Sua pronta intelligenza e per le Sue austere virtù militari e marinare. Ma la vita d'ufficio smorzava l'impeto travolgente del Suo ardire, tarpava le ali al Suo spirito di conquistatore: Egli aveva bisogno di aria, di spazio, di quel cielo che Lo ammaliava e Lo rapiva!
Riprese poco dopo la sua vita perigliosa, tornò a percorrere l’immensità dei cieli, felice di esaltarsi nell'incontentabilità dello spirito che aspirava ad un solo ideale: Sempre più oltre.
Ed eccolo presente a tutte le crociere che formano la storia gloriosa dell'Ala italiana.
Prende parte, sempre come primo pilota, alla Crociera del Mediterraneo Occidentale (maggio-giugno 1928), compiuta da 61 apparecchi S. 59, nella quale la Sua Squadriglia, ch'era la 184^ in testa allo stormo, vinse la Coppa de Pinedo che fu consegnata a Palazzo Reale, con austera cerimonia, da Sua Maestà la Regina; poscia alla Crociera del Mediterraneo Orientale, compiuta da 36 idrovolanti S. 55 (maggio-giugno 1929).
Per le Sue altissime doti e per la ormai affermata competenza professionale, S.E. Balbo affida anche a Lui una delicata ed importante missione: lo studio e la preparazione delle basi della prima Crociera Atlantica Orbetello - Rio de Janeiro.


Trasvolata Atlantica del 1933 "In volo sulle Alpi"
Pertanto nei primi giorni del 1930, in compagnia dell'allora Capitano Stefano Cagna, raggiunge in volo la Guinea portoghese e, in varie tappe, Bolama. Dopo quattro mesi di studi e di esperimenti compiuti sulle coste occidentali dell'Africa settentrionale, da Kenitra a Bolama — e nelle isole Azzorre — Canarie e di Capoverde, ritorna in patria e viene destinato all'Aeroporto di Orbetello, ove ferveva intanto la preparazione per l'ardimentosa Crociera Atlantica, alla quale prende parte attivissima comandando l’I-CAL 12 della Squadriglia Verde, e compiendo regolarmente tutto il volo fino a Rio de Janeiro (dicembre-gennaio 1931). Perciò Gli fu conferita la Medaglia d'Oro al valore aeronautico. Al ritorno in patria furono tributate alla Squadra Atlantica, di cui Egli era l'Alfiere, festosissime accoglienze a Genova, a Roma, a Milano, etc.

Al Suo ritorno in Bari, i concittadini Gli tributarono trionfali accoglienze. Il Comune offrì all'eroico suo Figlio una Medaglia d'oro che gli fu consegnata con austera cerimonia fascista, cui parteciparono tutte le autorità civili e militari. V'intervenne anche la compianta mamma Sua, che rappresentava degnamente la donna di Puglia, la donna che sa piangere e gioire in silenzio, senza un istante di debolezza, quando si tratti di contribuire alla grandezza della Patria. Non si può tacere dell'eroismo della madre dal quale derivò indubbiamente quello del Figlio. In una lettera di ringraziamento inviata al Sottosegretario dell'Aeronautica, S.E. Riccardi, che le aveva inviato un omaggio di fiori per la compiuta trasvolata atlantica del Figlio, così si esprimeva: Eccellenza, dal sacrificio che noi, mamme serene e forti nella trepidante ansia quotidiana, offriamo silenziose alla Patria, germoglia superbamente il nostro santo orgoglio, e noi, soddisfatte, ringraziamo il Signore per averci prescelto a tanta gloria.


L'idrovolante S55x
In lei s'identificano le madri eroiche della nuova Italia di Mussolini.
Anche lo Stato Maggiore del Fascismo di Terra di Bari volle festeggiare l'Eroico camerata offrendogli un magnifico e simbolico trofeo d'argento dorato in segno di plauso. Inoltre il Comando del Corpo d'Armata, il R. Circolo Canottieri Barion, l’Automobil Club, il Circolo Nazario Sauro vollero manifestare all'intrepido Trasvolatore Atlantico la propria ammirazione con doni e solenni cerimonie.

Il Calò Carducci tenne poco dopo, in seguito ad invito, una conferenza sulla Crociera Atlantica testè compiuta nell’Aula Magna della R. Università B. Mussolini, affollatissima di eletto e colto pubblico.
Dopo qualche mese, nel giugno 1931, eccolo a far parte della Crociera Veloce, compiuta da tre apparecchi Savoia Marchetti 62 al comando di S.E. Balbo, da Taranto alle isole Egeo, a Tobruk, al Tibesti nel Sahara.
Ma la gioia della Sua fulgida ascesa venne adombrata da un acerbissimo dolore: la perdita della mamma soavissima, come Egli soleva chiamarla, e verso cui ebbe sempre una venerazione ed un amore veemente.

*
**

Nell’aprile del 1932 contrasse matrimonio con la nobile signorina Franca Berarducci. Alla cerimonia nuziale intervenne S.E. Balbo, Ministro dell'Aeronautica, con tutti gli Ufficiali Atlantici e con l'Azzurro Gagliardetto. Intervennero pure S.E. Di Crollalanza, l’Ammiraglio Bucci e tutte le autorità civili e militari oltre ad una fine e distinta schiera d'invitati della migliore nobiltà. Anche in questa occasione Bari volle tributare all'Eroico concittadino, con plebiscitaria manifestazione di giubilo, tutta la sua ammirazione.

*
**

Nel maggio del 1932 prese parte all’importante Congresso mondiale degli Atlantici indetto dall'Aeronautica Italiana e svoltosi per la maggior parte in Roma: in questa occasione fu insignito della Commenda Mauriziana. Nella ricorrenza di queste cerimonie, svoltesi per commemorare il decennale della fondazione dell'Arma Aeronautica, S.E. Balbo Lo volle ancora quale Alfiere dell'Arma Azzurra.



New York - Luglio 1933 - Sfilata lungo Broadway sulla autovettura
ammiraglia Gen. Balbo e Cap. J.Calò Carducci con la bandiera.
Intanto si maturava il progetto della seconda Crociera Atlantica del Decennale e il Calò Carducci, allora Capitano, fu designato come istruttore dei neo-aspiranti piloti transatlantici. Dopo avere assolto il gravoso incarico, allenando in lunghe, pazienti e severe vigilie ad Orbetello i novelli compagni atlantici, il 1° luglio 1933 spiccò il volo con la Centuria Alata per la più ardimentosa e leggendaria Crociera Atlantica Roma-Cicago, che Egli compì felicemente portando, con le ali corrusche del Suo maestoso I-Calo, con il pulsare possente dei suoi motori, agli Italiani, e specialmente ai Pugliesi dell'America del Nord, che alteri l'acclamarono Alfiere della Centuria, il saluto palpitante ed amorevole della nostra Terra.

Roma accolse con entusiastiche manifestazioni il ritorno degli aquilotti dell'ardimentosa Crociera, e poscia Bari tributò al suo eroico Figlio, promosso maggiore per meriti di guerra e tre volte trasvolatore dell'Atlantico, nuove e più frenetiche accoglienze.
Egli fu poi presente alla IV Fiera del Levante con il suo maestoso apparecchio I-Calo, che formò l’ammirazione dei visitatori.

*
**

Dal settembre 1933 all’agosto 1935, Egli esplica la Sua attività professionale quale Comandante dell'Aeroporto di Novi Ligure.

Nell’agosto 1935 è destinato a Bari, alla IV Zona Aerea Territoriale, ove fino al giugno 1937 assolve brillantemente il delicato ed importante incarico di Capo del 1° Reparto di S.M.
La vita di ufficio però Lo intristisce, i pochi voli di allenamento prescritti e quelli di servizio non soddisfano i Suoi imperiosi bisogni di spaziare nell'azzurro, e perciò, a Sua domanda, viene trasferito al Comando dell'Aeronautica della Libia, ove dal 1° luglio 1937 assolve le funzioni di Capo di Stato Maggiore con perizia ed oculatezza preziose ed ineguagliabili.

Dal febbraio all’aprile del 1938 frequentò il VII Corso Alti Studi alla Scuola di Guerra Aerea, distinguendosi per capacità, attitudine, cultura professionale e tecnica, attività, spirito d'iniziativa, senso di equilibrio e di responsabilità, nonchè per i lavori compilati in maniera pregevole e tale da meritare le più lusinghiere lodevoli note caratteristiche.
Nel frattempo la Sua casa fu allietata da tre figliuoli, che completavano la sua felicità famigliare.
Poscia, nel marzo 1939, fu promosso Colonnello a scelta assoluta, promozione che raccolse il plauso di tutta la Maggiorità dell’Aeronautica; anche il Duca di Aosta si degnò di telegrafargli in questi termini: Molte vive felicitazioni cordiali auguri saluti alt Amedeo di Savoia.


Roma 1933 - Via Nazionale. Sfilata al ritorno della trasvolata atlantica.
Con la bandiera J. calò Carducci.
Ma anche in Libia il Suo incarico di Capo S.M. inchiodava in ufficio la Sua esuberanza ardimentosa che agognava il rischio dei lunghi voli. Fu per questo Suo bisogno di spazio e di altitudine, che Egli volle spontaneamente offrirsi a far parte di una importante e delicata missione affidata al carissimo collega Colonnello Miglia, Sua anima gemella; pertanto il 27 aprile 1939, nonostante che il bollettino Aeronautico sulle condizioni atmosferiche non consentisse la navigazione nel cielo della Grande Sirte per il fortissimo Ghibli che spirava violento in direzione Sud-Ovest, gli intrepidi colonnelli atlantici Miglia e Calò Carducci, che avevano superato maggiori avversità atmosferiche, vollero iniziare il volo fatale a bordo di un apparecchio S. 79, partendo dall’aeroporto di Castel Benito (Tripoli) alle ore 13,30, diretti ad El-Maden, località oltre Tobruk sul confine egiziano; completavano l’equipaggio tre Primi-Avieri, e cioè: un Motorista, un Marconista e un Fotografo. L'apparecchio disponeva di carburante per 6 ore di volo, pari a 2000 km., ed era fornito di salvagente e di viveri per diversi giorni.

Il volo procedeva regolarmente in collegamento radiogonometrico con l'Aeroporto di Castel Benito, e alle ore 14,26, cioè dopo 56 minuti di volo, l'apparecchio comunicava di avere un Mcg. (marconigramma) da trasmettere; ma Castel Benito rispondevagli di essere occupato in corrispondenza con altro velivolo e pertanto pregava di attendere qualche minuto; l’apparecchio assentì che avrebbe aspettato. Quando però, dopo cinque minuti, cioè alle 14,32, Castel Benito richiamò l'S. 79, non ebbe più risposta!
Che cosa avvenne in quei brevi e fatali cinque minuti?
È un mistero che non sarà mai svelato!!!
Tutte le insistenti, minuziose, accurate ed ansiose ricerche, espletate dall'Aviazione e dalla Marina della Libia, e dallo stesso Italo Balbo, perlustrando palmo per palmo il mare e la terra per un raggio di 200 km. dal punto in cui l’apparecchio trovavasi alle ore 14,27, nel momento, cioè, della sua ultima segnalazione a circa 170 km. a Sud-Est di Misurata, riuscirono infruttuose. Le ricerche furono proseguite fino al 15 maggio, ma con esito affatto negativo, poichè nessuna traccia fu rinvenuta e nessun rottame dell'apparecchio fu ritrovato, nè in mare, nè sulla terra!
Molte ipotesi si sono fatte e si fanno tuttora sulla causa e sulla natura dell’incidente toccato all'S. 79, sulla scomparsa dell’apparecchio e del suo equipaggio!

*
**

La vita del Colonnello Calò Carducci nell’Arma Aeronautica si può sintetizzare nella più completa e nobile dedizione al servizio, nell’amore profondo per il dovere, nella più incontenibile passione per il volo.
La scomparsa di Jacopo Calò Carducci è stata per l'Aviazione Italiana una perdita incolmabile e, per quanti Lo conobbero, un dolore profondo!
Ma Egli non è morto!
E' scomparso — come si legge nella nota che chiude il Suo brillante stato di servizio — nel cielo, come gli eroi della leggenda!

JACOPO CALÒ CARDUCCI!!!

PRESENTE!...

* * * * *

Lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, con foglio d'ordini del 20 febbraio 1949, dispose che l'Aeroporto Militare di Bari assumesse il nominativo di Aeroporto Jacopo Calò Carducci.
Il Comune di Bari gli ha, inoltre, intitolato una Via nella zona storica della città (Bari Vecchia) e l'Istituto Superiore Tecnico Aeronautico Euclide, sempre in Bari, porta il suo nome.